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30 agosto 2023
Panorama
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Tatuati e pentiti

"Disegnarsi" il corpo a 20 o 30 anni, per amore o solo per moda, per poi ripensarci decenni dopo. Succede spesso e non solo i vip.

Peccato che cancellare quei segni non sia affatto facile (oltre a essere piuttosto doloroso).

Ecco le tecniche più innovative -e i tattoo più resistenti- secondo gli esperti.

 

"Attaccheresti adesivi su una Bentley?" È ciò che la Instagram star da 373 milioni di follower, Kim Kardashian, risponde a chi le chiede perché non abbia tatuaggi.

Modestia a parte, non ha torto visto che le celebrità che hanno rimosso un "tattoo" in età più che adulta sono tante. Johnny Depp ha eliminato due lettere dal suo "Winona Forever", dedicato al suo primo amore Winona Ryder. Ora sulla spalla destra esibisce "Wino Forever", ovvero "Ubriaco per sempre". Melanie Griffith non ha più "Antonio Banderas", suo ex consorte, circondato da un cuore sul braccio. È rimasto il cuore. Angelina Jolie ha cancellato il nome del suo secondo marito, Billy Bob Thornton, e pure le coordinate geografiche del luogo di nascita del terzo, Brad Pitt. Mentre Elettra Lamborghini sta eliminando con il laser il nome di due suoi cavalli ormai passati a miglior vita. Posta su Instagram le foto delle sedute raccontando ai follower quanto sia doloroso.

Liberarsi di un tatuaggio in effetti non è facile.

lo sanno bene i pentiti dell'inchiostro, molti ultracinquantenni, che si rivolgono al dermatologo per un intervento risolutivo.  I dati dicono che l'Italia è uno dei Paesi più tatuati al mondo: il 48 per cento della popolazione (seguita da Svezia, 47 per cento, e Stati Uniti, 46 per cento). L'età media in cui ci si tatua per la prima volta è 25 anni. Il 92 per cento di chi ci si sottopone è soddisfatto del risultato. Il 17 per cento dichiara di voler rimuovere nomi e segni, il 4 per cento lo ha già fatto.

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“Purtroppo non tutti quelli che usano una macchinetta sono tatuatori” afferma Francesco Cinti Piredda, titolare dello studio 'Unopercento' di Roma, che tra i suoi clienti annovera Roberto Saviano, il pallavolista Ivan Zaytsev, gli attori Edoardo Leo e Francesca Inaudi. “Per un risultato davvero soddisfacente occorre un tatuatore professionista. Oggi se sbagli a citofonare in un condominio ti risponde comunque un tatuatore. Chi sa disegnare si compra la macchinetta e inizia l'attività. Apre uno studio che dura al massimo sei mesi e nel frattempo fa danni. C'è stata molta superficialità nell'approccio al tatuaggio, tanti se lo sono fatto fare da amici principianti, magari gratis. Con risultati pessimi che oggi, ovviamente, si vogliono rimuovere”.

Sempre che non ci siano state complicazioni come granulomi, infezioni, cheloidi. “Uno pseudo-professionista può avere la “mano pesante”, con l'ago può provocare traumi con esiti cicatriziali visibili. In quel caso, anche se il laser rimuove il colore, rimarrà una parte in rilievo, evidente”.

Un tatuaggio ormai sgradito si può talvolta coprire con un altro. “Si dice 'ribattere', in inglese touch up” precisa Cinti Piredda. “È come un restauro ma si lavora sulla pelle viva, non sulla tela. Non amo farlo perché per me se un tatuaggio è stato fatto male, è difficile migliorare l'effetto. La tenuta del colore dentro le cellule epiteliali è limitata. Con il naturale ricambio cellulare due linee tatuate troppo vicino si impastano, si confondono. Un disegno piccolo apparirà “sfocato”. Lo posso ritoccare, ma le cellule, già trattate, non riusciranno a contenere tutto quel colore. Ci sarà un iniziale miglioramento che però si perderà presto”.


 

Artisticamente parlando ci sono anche problemi di proporzioni e colori. “Esempio: la cliente vuole coprire uno scorpioncino con un fiore rosa. Dovrò fare una zona di nero che copra l'insetto e poi bilanciare il nero tutto intorno perché non sembri “stonato”. Il fiore potrebbe non venire così delicato come vuole lei. Meglio il laser: lo scorpione è scuro, si rimuove piuttosto facilmente. Morale: se un tatuaggio, anche brutto, ti ricorda un momento meraviglioso, lo si tiene anche a 70 anni. Se lo hai fatto a 20 anni dopo due birre con gli amici è probabile che, da adulto, lo si voglia rimuovere. È come per il matrimonio: non ci si sposa con leggerezza perché tanto c'è il divorzio. È una scelta seria, da ponderare.

E se si divorzi, che almeno ci si rivolga a un buon avvocato”.

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Stefania Fiorucci

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